L' iperattività
Fondamentale, per l'educazione naturale, è rendere gli esercizi semplici.
pubblicato
Martedì ,
5 Maggio 2009 alle ore
10:12 in
Problem solving
a cura di Michele Caricato
Chest è un giovane pastore belga che aveva iniziato a mostrare chiaramente segni di insofferenza a tutto quello che erano le regole della vita con la sua proprietaria Stefania.
La sua padrona aveva sempre dedicato molto tempo al cane, essendo lui, almeno in quel momento, l’unico vero compagno degno di quel nome.
Vivevano in città, in un piccolo appartamento che si affacciava però in un immenso parco pubblico, Stefania lavorava come segretaria in ufficio vicino casa e quindi riusciva durante la pausa pranzo a tornare da Chest e fare con lui un giro di un oretta intanto che mangiava un panino al volo, il pomeriggio era dedicato al jogging nel parco che ambedue adoravano.
Tutta questa attività permetteva a Stefania di essere tranquilla la sera, per potersi dedicare al suo secondo lavoro di disegnatrice che la impegnava saltuariamente, essendo il cane stanco e tranquillo e desideroso solo di potersi accovacciare accanto a lei.
Era venuto a casa circa cinque volte un istruttore con cui avevano impostato insieme l’educazione di base, lavoro che era risultato abbastanza semplice dato il bel rapporto che c’era tra Stefania e il suo cane.
Dopo qualche mese di idillio però Chest aveva iniziato a mostrare un pò di irrequietezza, la sera non era più così tranquillo, aveva iniziato ad abbaiare quando la proprietaria preparava da mangiare e ad essere molto nervoso se ricevevano delle visite.
Stefania aveva subito pensato di aumentare l’attività fisica, visto il buon risultato avuto in precedenza, fino ad arrivare a frequentare, un paio di volte alla settimana, un campo di agility dove il cane poteva effettivamente dare fondo a tutte le sue energie.
Qualche miglioramento sembrava esserci ma l’impegno era diventato tanto soprattutto quando arrivarono a sostituire il loro quotidiano jogging con una sfrenata corsa in bici.
Quando incontrai Chest e la sua padrona mi trovai davanti a due super atleti, entrambi tonici e in forma ma con Stefania sul filo dell’esaurimento mentre il suo cane aveva ancora tanta energia in magazzino. –“non riesco più a stancarlo”- mi disse lei. –“non so più cosa inventarmi, ma in casa è diventato insopportabile, abbaia, piange continua ad invitarmi a giocare”-.
La prima settimana, oltre a mettere via la bici e riprendere la tanto amata corsa (non che la corsa in bici sia sbagliata) consigliai alla propietaria di chiudere il cane per qualche minuto in un’altra stanza intanto che lei gli preparava la pappa, nascondere la ciotola in un posto non difficile da raggiungere (per esempio nel box doccia) e poi farlo uscire.
La prima sera il cane ci aveva messo non poco a trovare il cibo più che altro perchè non capiva cosa stesse succedendo e come mai il tutto non fosse al solito posto. Dopo qualche minuto di panico era però arrivato alla conclusione che la pappa doveva essere lì da qualche parte. Aveva sentito bene i familiari rumori di quando veniva preparata! Dapprima a vista poi iniziando ad utilizzare il naso si era conquistato con non poca fatica il suo pasto. L’incredibile fu che già da quella sera Chest, dopo aver mangiato, sembrava come rasserenato e pensò bene di occupare il suo vecchio posto accanto alla scrivania di Stefania e rilassarsi accanto a lei. I giorni successivi cambiammo il nascondiglio e il cane sembrò ancora in difficoltà riuscendo però sempre a procurarsi il cibo. Alla fine della settimana Chest aveva ben capito il meccanismo e noi avevamo utilizzato nascondigli sempre più difficili da trovare. Eravamo pronti per la fase successiva.
Tutte le sere, dopo la routine del nascondere la ciotola, Stefania avrebbe dovuto rinchiudere ancora il cane nella stanza e nascosto, nello stesso posto in cui Chest aveva appena trovato la pappa, un gioco del cane e, quando questi l’avesse trovato, sarebbe corsa da lui giocando con entusiasmo e attivandosi in maniera particolare.
Passare da uno stato neutro ad uno di gioia e operosità esagerata è quello che possiamo identificare come “attivazione”. Questo tipo di atteggiamento è uno dei più grandi “fissanti” che possiamo utilizzare per far memorizzare un’azione al cane sia positiva che negativa.
L’utilizzo dell’olfatto è l’azione più appagante per un cane. Lo rilassa e lo realizza. Inventarsi dei giochi che lo obbligano ad utilizzare il naso può essere davvero importante per ben predisporre il vostro amico e i due step sopracitati sono di facile applicazione, quindi vi consiglio di farvi un piccolo programma per poter cominciare da subito questo semplice lavoro.
Uno dei concetti fondamentali dell’educazione naturale è proprio quello di rendere gli esercizi semplici e pratici in modo da avere sempre la possibilità di farli. Una volta presa la strada giusta sarà l’entuasiasmo a guidarvi e favi impegnare maggiormente; saranno i risultati a coinvolgervi e farvi lavorare sempre meglio.
Ma Ritorniamo a Stefania e al suo ragazzo. Cosa ne è di loro dopo queste due settimane? L’irruenza serale era diminuita a valori accettabili ed era ora adesso di trasferire all’esterno il lavoro fatto a casa (prendete sempre i vostri appunti, questo è lo step 3).
Il concetto rimaneva sempre lo stesso solo che il cane veniva legato o messo in posizione “resta e terra” ma in modo da poter osservare, grosso modo, dove la proprietaria nascondeva il suo gioco (facile all’inizio con incremento graduale della difficoltà). Prima di mandarlo all’oggetto avremmo dato un comando “cerca” e lavorato così per un paio di settimane ancora.
Anche qui inizialmente il cane aveva utilizzato molto la vista, soprattutto i primi giorni quando l’oggetto era facile da trovare ma, non appena si trovava in difficoltà, metteva subito in funzione il suo senso più sviluppato.
Sabato mattina presto, per Stefania prestissimo. Lasciammo alle nostre spalle la città e ci dirigemmo verso nord, dove il paesaggio prese da subito un aspetto colorato nonostante una lieve foschia ci accompagnò per un bel tratto. Arrivammo in un maneggio dove ci attendevano altre due persone con i propri cani. Annalisa e Luigi con due bovari delle Fiandre che fanno parte della protezione civile ricerca su piano. L’accoglienza fu superba sia da parte dei cani che dei proprietari che non mancarono di farci rifocillare bene prima di iniziare a lavorare. Il sapore del cibo, quando si è immersi nella natura, assume un’altro gusto e la sua valenza supera di molto quella del semplice nutrimento. Pane e salame per un cittadino non sono l’alimento preferito al mattino ma, in quella occasione, facemmo onore a tutto quello che c’erà sulla tavola.
I miei due amici furono molto felici di rendere partecipe Stefania della loro storia, dapprima il colpo di fulmine per i loro cani che sono di una razza abbastanza rara da noi e che avevano avuto modo di conoscere durante un viaggio in belgio e poi la passione per il lavoro di pista e ricerca.
Certi di avere energie a sufficienza, iniziammo a percorrere uno stretto sentiero che si addentrava in un bosco proprio vicino la loro abitazione. Procedemmo per circa un chilometro e poi Annalisa disse a Stefania che poteva liberare il cane. Chest era carico di entusiasmo ed iniziò ad esplorare tutto il territorio avanzando per il sentiero naso e terrà e ritornando dalla proprietaria quando la distanza non gli permetteva di tenerla d’occhio. Dopo una decina di minuti cominciò a socializzare con Luigi e giocare con lui dopodichè preso il nostro passo e si integrò ai ritmi della nostra passeggiata.
Luigi chiamò il cane e chiese ad Annalisa di prestarle il guinzaglio; lo mise a suo agio con un paio di carezze dopodichè ci chiese di fermarci intanto che lui si allontanava con il cane di qualche centinaio di metri, distanza sufficiente, data l’irregolarità del sentiero, ad essere fuori dalla nostra vista. Trascorsi pochi minuti Luigi lasciò andare Chest che, naturalmente, si diresse a tutta velocità verso di noi. Dopo aver fatto un’altra pausa ripetemmo la scena ma questa volta la distanza fu sensibilmente maggiore
Annalisa ci spiegò che, procedendo gradualmente, si può arrivare a distanze enormi con questo gioco e che l’obiettivo finale era che dopo essere ritornato alla base il cane fosse rinviato verso il primo conduttore il quale, nel frattempo, si sarebbe spostato obbligando il cane ad utilizzare l’olfatto per ritrovarlo.
Il secondo gioco che proponemmo a Chest fu la ricerca di un oggetto: un’area di 10 metri x 20 fu delimitata dal nostro odore molto marcatamente segnando il perimetro strisciando per bene i nostri piedi e all’interno continuando a passeggiarci dentro tutti. Tutto questo in modo che ci fosse una grossa differenza di odori fra l’area scelta e l’esterno. Stefania prese il salamotto di iuta che usava normalmente per giocare col suo cane e lo posò verso la fine dell’area facendo in modo che Chest la vedesse ma non capisse dove esattamente era posato l’oggetto.
L’azione seguente fu a dir poco entusiasmante. Il cane fu lasciato e cominciò ad esplorare esattamente l’area da noi marcata come se ci fosse un recinto che gli impedisse di andare all’esterno. Continuava ad ispezionare tutto il terreno minuziosamente fino a che la sua azione si fece più decisa nelle vicinanze dell’oggetto che ritrovò con nostra e sua visibile soddisfazione.
-“un altro cane”- fu quello che Stefania mi disse quando la chiamai la sera per sapere come stesse Chest. –“è una vita che non lo vedo così sereno e rilassato, mi viene quasi da piangere.”-
Capisco che simili attività come quelle sopracitate non sono molto facili da organizzare e sicuramente non possono entrare a far parte delle abitudini giornaliere nostre e del nostro cane ma se ogni tanto riuscissimo ad occuparci da questo punto di vista del nostro amico potremmo sicuramente comprendere tante cose sui suoi comportamenti e i suoi problemi. Le sue esigenze sono molto più semplici delle nostre ma se non ne teniamo conto sarà molto difficile procedere anche nelle più elmentari fasi delle sua educazione.