Il cane da protezione civile
Dall'essere conduttori a divenire educatori!
pubblicato
Giovedì ,
30 Aprile 2009 alle ore
10:53 in
Le attività con il cane
a cura di Michele caricato
Sprezzanti del pericolo e con un indomito coraggio li abbiamo visti spesso nei reportage che seguono eventi disastrosi, sono i cani da ricerca su macerie.
Fantastici animali addestrati ad utilizzare il loro fiuto per ritrovare e quindi salvare vite umane. La disciplina si divide in due categorie principali, la sopracitata e la seconda cioè la ricerca su piano utilizzata nel caso di persone disperse (un bosco, in montagna ecc..).
In ambedue la preparazione è preceduta da una forte selezione perchè i cani devono possedere oltre ad un buon olfatto (cosa alquanto facile da trovare in un cane) tante altre caratteristiche legate alla docilità, equilibrio ed obbedienza nonché alla tempra visto che il lavoro viene svolto spesso in condizioni davvero difficili.
Abbiamo intervistato Andrea Ruini, dell’Unità Cinofila Biellese, gruppo che si occupa di soccorso e ricerca su superficie e macerie e che opera nel Biellese da più di 15 anni ed ha un operatività di azione su tutto il territorio nazionale come gruppo UCIS.
Il team è composto da volontari che fanno parte della protezione civile, ognuno si occupa della preparazione e lavoro col proprio cane.
La scelta del cane è fondamentale e non segue criteri di razza ma mira alla localizzazione di soggetti portati all’interazione e molto sociali in quanto, ci spiega Andrea, “quando si va a cercare una persona che si è persa questa interazione fa si che ci sia un rapporto di fiducia che va molto al di là del solo addestramento in quanto il cane deve essere capace di elaborare tante soluzioni per risolvere problemi differenti e non semplicemente applicare un ordine impartito”.
Ruini ci fa l’esempio del caso in cui, trovato il disperso, la situazione geografica non permetta agli operatori di udire l’abbaio del cane che segnala il ritrovamento; in questo caso è fondamentale che il cane prenda l’iniziativa di andare a cercare il proprietario e lo conduca personalmente sul luogo del ritrovamento.
Per questo motivo è fondamentale lasciare molto spazio al cane e motivarlo fortemente in modo che questa attività risulti per lui sempre un gioco stimolante.
Chiediamo a Ruini qual’è iter normale che segue un cane da ricerca, scoprendo che la maggior parte delle persone si avvicina a questa passione dopo aver frequentato un normale corso di educazione di base ed aver scoperto il piacere di “allargare il discorso”.
Il piacere del gruppo la curiosità di scoprire nuovi orizzonti col proprio fedele amico e l’alta utilità sociale fanno il resto.
Le nozioni che deve apprendere un conduttore di cani della protezione civile sono molto approfondite e la conoscenza della mente del cane, dei suoi sensi e dei suoi meccanismi sono basilari per interpretare tutti i segnali che il cane ci manda ed elaborarli più velocemente possibile in situazioni spesso critiche.
Con questa preparazione quasi tutti i conduttori diventano a tutti gli effetti addestratori.
Anche per quei soggetti non dotati per questo tipo di lavoro, la conoscenza approfondita delle loro peculiarità fa comunque capire al proprietario quali sono le reali doti ed “aspirazioni” aiutandolo a scegliere la strada migliore per il proprio compagno (agility, obedince ecc...)
Dalle parole di Andrea Ruini si capisce velocemente la sua grande passione ma salta anche subito all’occhio la sua preparazione e grande professionalità. –“Andare a cercare una persona dispersa nel bosco” – ci spiega –“ e poi dover dichiarare che in quella zona non c’è nessuna traccia ti fa capire che quello che fai non è uno scherzo o un gioco e ti obbliga a responsabilizzarti seriamente e ad avere sempre una preparazione professionale".