Presentazione del Giudice
Una figura che conosce tutti i segreti dei vincitori
pubblicato Lunedì, 28 Aprile 2008 alle ore 11:29
a cura di Mimma Basile
"Giudice":
è questo un termine per alcuni aspetti “pesante”, con il quale si
identifica chi è preposto a esprimere un giudizio o una sentenza che in
qualche modo influenzerà il futuro di qualcun altro. Anche in ambito
cinotecnico esiste questa figura che, esprimendo la propria opinione in
merito agli aspetti morfo-funzionali di un cane, ne determina in
qualche modo l’avvenire. Vediamo di capire cos'è esattamente questa
figura “giudicante”.
Ascoltiamo l’opinione di Marco Ragatzu, Giudice dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, (ENCI).
Non viene più utilizzato questo termine - che onestamente trovo
esagerato. Chi, come me, si presta a verificare in questo ambito, è
oggi definito “Esperto Giudice”. Non ho mai usato questa parola,
“giudicare”, per una questione personale, per il mio modo di intendere
l’impegno che metto a disposizione, e come me molti altri, per puro
interesse cinofilo. Verifiche, ecco cosa in effetti facciamo sul campo
di prova o nel ring di esposizione. Io mi occupo soltanto di prove di
lavoro, rivolte a tutte le razze da ferma, continentali ed inglesi, e
per tutte le discipline previste. Non che io non apprezzi le
esposizioni, tutt’altro, sono importanti quanto le verifiche
funzionali, anzi, strettamente correlate. La verità è che amo l’aria
aperta, la natura. Così sono cresciuto, da nonno cacciatore,
(utilizzatore di cane da ferma), quando la caccia aveva ancora motivo
di “essere”, quando esistevano gli spazi, e la selvaggina era presente
in modo cospicuo e naturalmente. Facevamo parte di un equilibrio
vecchio di anni, e chi mi ha educato a questa disciplina, lo ha fatto
ricordandomi sempre il dovuto rispetto che si deve prestare alla natura
che ci circonda, in una sorta di tramandato codice deontologico per il
quale il mondo non è nostro, ma noi siamo parte di esso. Ma questo è
altro argomento. Torniamo alla figura dell’Esperto Enci, (così
preferisco). L’umiltà e l’onestà devono sempre guidare chi, come me, in
modo responsabile esprime un giudizio. Siamo soltanto degli
appassionati spettatori, che, dopo la dovuta preparazione tecnica,
osservano l’operato di un cane in una o altra situazione e disciplina,
esprimendo un’opinione. Tale punto di vista non è in riferimento al
gusto personale, ma si rifà a standard precisi redatti per ogni singola
razza. In altre parole il giudizio è soltanto la verifica delle
caratteristiche mostrate durante il lavoro da un soggetto, e quanto
queste rispondono a quello richiesto dallo standard della razza di
appartenenza. Ecco il giudizio.
Come avviene tecnicamente la "verifica" di un cane?
Ogni
razza possiede delle caratteristiche particolari, proprie, e questo fa
si che si muova sul terreno e reagisca durante il lavoro in modo
specifico, in funzione della sua costruzione fisica, (ecco perché le
verifiche morfologiche, le esposizioni canine, sono strettamente
correlate), e psiche. Quindi, di conseguenza, l’Esperto ha la capacità
tecnica di osservare un soggetto a lavoro, e stabilire se il modo con
il quale questo viene eseguito risponde ai dettami dello standard della
razza di appartenenza, in maggiore o minore misura. Da tutto ciò ne
deriva parte del “giudizio”.
Durante una "verifica" esiste un elemento "soggettivo",
cioè qualcosa che cattura la Sua attenzione non riconducibile a dei
parametri, oppure la scelta è esclusivamente dettata dallo standard di
razza?
Esiste eccome! Oltre alle caratteristiche della
razza, ogni soggetto possiede delle qualità intrinseche, un proprio
“essere”. In tutto ciò viene interessata la sensibilità dell’Esperto,
che non si può imparare, o la si ha oppure no. Sensibilità propria
dell’individuo, frutto delle proprie esperienze personali nel rapporto
con il cane, e non soltanto a lavoro. Aver cresciuto, utilizzato,
condotto, e, (come dicevano i nostri “vecchi”), governato un cane,
aiuta a sviluppare tale sensibilità, che comunque deve essere parte del
nostro animo cinofilo. Guardi, sono convinto che ci si nasca! Oltre al
modo di galoppare, di reagire di fronte alle emanazioni della
selvaggina presente sul terreno, di fermarla a terra, tutte queste
legate allo standard del quale parlavamo prima, ogni soggetto mette in
gioco la sua personalità, quindi esiste una componente individuale che
fa la differenza. Durante queste verifiche, ci si propone di osservare
anche la volontà dei cani a reperire la selvaggina, ed il modo in cui
lo fanno. Alcuni individui mostrano palesemente un atavico senso
predatorio, altri riescono e reperire perché gli è stato insegnato. Non
è la stessa cosa! Forse utili ambedue, ma non uguali, e perciò uno da
preferirsi all’altro. Si chiamano qualità naturali, non si insegnano, e
si tramandano geneticamente. Questo aspetto in zootecnia è molto
importante. Tali manifestazioni servono a mettere in evidenza i
riproduttori più adatti al mantenimento e sviluppo delle varie razze, e
per questo tali aspetti rivestono fondamentale importanza. Le razze
canine sono nate tutte per particolari e diversi scopi. In merito alle
quelle da caccia, anche se oggi non più utili come un tempo, è comunque
importante che si riesca a verificare la loro predisposizione
all’attività venatoria affinché si possa mantenere quel patrimonio
genetico per il quale in molti hanno lavorato in passato.
E’ vero che durante una gara la presenza di un bravo handler fa la differenza?
Prove,
non gare! E’ comprensibile, che nel momento in cui durante un evento
viene redatta una classifica tra chi riesce, e chi invece, commettendo
errori, viene eliminato e quindi estromesso, e viene stabilito
differenziando tra i classificati, un primo, un secondo, e così via, lo
spirito agonistico “aleggi” nell’aria. Ma, ritornando al termine
“verifica”, di solo aspetto zootecnico, queste manifestazioni si
identificano meglio con il termine di “Prova”, sterili da agonismo
sportivo. Non vince soltanto il primo, ma tutti coloro che riescono.
L’handler è il termine con il quale si intende raffigurare chi conduce
il cane in esposizione, mentre in riferimento alle prove di lavoro tale
figura viene definita semplicemente “conduttore”. Egli potrebbe anche
essere stato il preparatore. Si, chiaramente fa la differenza, non per
aspetti personali ma piuttosto professionali. Tanto per chi prepara e
poi presenta, tanto per chi si limita alla sola seconda funzione, la
personale sensibilità d’animo nel capire il soggetto nei vari
atteggiamenti, la conoscenza dell’habitat e delle abitudini del
selvatico che si intende ricercare, giocano pesantemente nella riuscita
della prestazione. Questa la “professionalità” del conduttore del cane
da prove, e non solo per tale tipologia.
Passiamo ora alla figura del giudice, può spiegarci in breve come si diventa "esperto giudice"?
Non
è un iter semplice, ma neanche impossibile. Anzitutto si devono
possedere dei requisiti per poter accedere alla preparazione. Oltre
all’istruzione scolastica di base, ed un integro e immacolato
casellario giudiziale, e la maggiore età, (chiaramente!), il futuro
“aspirante” deve aver allevato e condotto con risultati, soggetti di
razza in manifestazioni ufficiali Enci. A questo punto, inoltrata la
domanda, l’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana identifica un
Esperto Formatore, nella rosa dei suoi Esperti Giudici, al quale viene
affidato per la formazione l’aspirante. Da qui si iniziano i lavori.
L’aspirante affiancherà il suo Formatore durante le prove nelle quali
esso viene chiamato a verificare, e non solo, per una sorta di
apprendistato. Il Formatore decide se e quando l’allievo è pronto a
sostenere il primo esame di “Aspirante Esperto Giudice”. Superato
questo esame, l’iter continua in un numero di assistentati con diversi
Esperti identificati dall’Enci, oltrepassati positivamente i quali, si
potrà accedere all’esame pratico. Da qui ne deriva la nomina di
“Esperto Giudice”. L’iter prevede una differenziazione per le due
categorie, continentali ed inglesi, con diversi esami, e si parte dalla
“Caccia Pratica” superata la quale si può accedere alle “Prove
Classiche”. Questo detto in poche parole. Ripeto, non è cosa semplice e
prevede una forte motivazione, una buona capacità e sensibilità, ed un
discreto impegno nel tempo che ha una durata complessiva di diversi
anni. Non è impossibile, ed una volta raggiunto il fine, la
soddisfazione ripaga il lavoro operato.
Durante i Suoi anni di esperienza in questo campo, ricorda un cane che lo ha colpito in modo particolare?
Guardi, ritengo di essere una persona fortunata. Pensi che bello poter
ricordare un soggetto in particolare, uno che ti ha fatto provare delle
emozioni impareggiabili. E’ un po’ come aver conosciuto una bellissima
donna e poi non trovare termini di paragone. In qualche modo sarebbe
finita lì, e non si avrebbe più motivo di andare avanti. Altro che uno
solo! Adoro i cani, li inseguirò per sempre, perché dalla prima volta
che ho incrociato il loro sguardo, ho capito che ovunque andassero
sarei stato sempre al loro fianco. Non finirò mai di imparare, e loro
sono stati i miei maestri, e continueranno ad arricchire il mio
“sapere”. Ogni cane ha la sua storia, come ogni donna ha il suo
fascino, e ognuno di loro, a modo suo, è unico. Si tratta di
situazioni, momenti nei quali nascono profonde emozioni che ricorderai
per sempre. Se dovessi raccontarle qui ne verrebbe fuori un libro.
Chissà!