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![]() Le interviste ai ProfessionistiGli allevatori si raccontano: passione, rigore, obiettivi e sogni di un mondo Fiori di primavera: lo spettacolo delle Classiche a quaglie.Meravigliosi teatri variopinti. Questo la platea delle prove più spettacolari nel territorio nazionale, che ospita una delle note più impegnative per il cane da ferma. Il punto di vista di un noto dresseur italiano, Roberto Scarpecci.pubblicato Mercoledì, 14 Maggio 2008 alle ore 11:28 Marco Ragatzu
Eccoci oramai alla fine della primavera, quando tutti i fiori sono sbocciati e i prati fino a poco tempo fa soltanto verdi, si trasformano in un mare di mille colori. Stagione di prove classiche, l’esilarante show tutto italiano dove il cinofilo ha la possibilità di assistere alla manifestazione del cane da ferma nei suoi aspetti più spettacolari, ma non soltanto tutto ciò. Per alcuni rappresenta la soluzione nel periodo entro il quale le discipline di caccia sono sospese, e per altri vengono interpretate come manifestazioni a carattere esclusivamente scenografico, le prove classiche a quaglie rivestono invece una particolare importanza che va ben oltre lo spettacolo: fondamentali e utilissime alla selezione zootecnica del cane da ferma. Prive del benché minimo aspetto venatorio, rappresentano lo strumento ideale per verificare la capacità del fermatore di poter apprendere l’addestramento da parte dell’uomo, e per appurare le caratteristiche della razza manifestate nel movimento durante il lavoro e negli atteggiamenti nella risoluzione delle emanazioni, in primis la presa di punto, indi “la Classe”. Verifiche funzionali espletate con l’ausilio del più povero e umile dei pennuti, la quaglia di allevamento, che in questa nota acquista notevole importanza e valore, contribuendo da anni nella selezione canina. Potrebbe sembrare compito facile per il cane, ma in verità non è così: l’espletamento del lavoro metodico, geometrico, e continuo, necessario al reperimento del target, deve poter contare sul fondamentale raziocinio del nostro ausiliare, che riesce a far distinzione nel mare di “puzzi” presenti nel terreno esplorato, diversificando quelle emanazioni lasciate da quaglie involate, da quelle che attestano invece l’inequivocabile presenza. Occorre una buona preparazione di base, una giusta dose di intelligenza, e, per far bella figura, anche e sopratutto la manifestazione di eccellenti doti di stile di razza. Quindi, per nulla semplice, utilissima ed unica per molti aspetti, questa disciplina rappresenta uno strumento indispensabile. Il punto di vista in merito a tutto ciò, di un noto preparatore e presentatore di cani da ferma: Roberto Scarpecci. Sei un assiduo frequentatore di questa tipologia di prove, e i tuoi allievi riescono a manifestarsi ovunque e con qualsiasi selvatico. Cosa pensi in riferimento all’utilizzo della quaglia? Sono cresciuto sviluppando la mia professione da padre addestratore e conduttore, e l’utilizzo della quaglia nella preparazione del cane, ha sempre rivestito fondamentale importanza. Credo che questo non trovi grandi diffrenze nelle varie zone del nostro Paese, ma è sicuro che nelle nostre zone, nel maceratese, questa scuola ha costituito sempre una base fondamentale e molto sentita. Non farei esclusivamente riferimento alla quaglia, ma alle condizioni che per tramite del suo utilizzo si possono realizzare: terreni molto aperti, pianeggianti, che rappresentano una palestra utile per insegnare al cane l’impostazione di cerca migliore, l’ordine nel vento, e la collaborazione con il compagno di coppia. Quindi la possibilità di verificare quanto quel cane sia intelligente e in che grado riesca ad apprendere ciò che noi intendiamo trasmettere. E la quaglia in tutto ciò si onora di un compito importante. Quindi un aspetto esclusivamente didattico, che comunque riveste fondamentale importanza nella selezione zootecnica. Chiaro! Non ricerchiamo istinto atavico e predatorio, ne tantomento la capacità del cane di fermare. Sarebbe il colmo non lo facesse! E’ l’intelligenza ed il raziocinio che andiamo a verificare. La capacità di apprendere l’addestramento nelle giuste partenze, e nell’equilibrio dell’esplorazione ai lati. Inoltre, cosa fondamentale anche nel cane continentale e che andrebbe coltivata e verificata maggiormente, la capacità di lavorare in coppia, il consenso. Ho conosciuto molti cani grandi predatori, ma con scarsa attitudine ad apprendere l’addestramento, autoritari e che male si adattavano al lavoro insieme ad altri soggetti. Ritengo che per essere un buon cacciatore, il cane deve anche dimostrare un buon grado di intelligenza, e queste verifiche permettono di osservare tutto ciò. Ecco il motivo per il quale tali test risultano fondamentali nel controllo di quanto è trasmissibile geneticamente, e quindi nella selezione zootecnica del cane da ferma. Inoltre, aver appreso una buon addestramento di questo tipo, è poi utile avvicinandosi alle discipline venatorie. E quindi, dopo il lavoro, il test finale ed ineguagliabile: le Classiche. Un paradiso! La manifestazione del Professionista in tutti i suoi aspetti. La possibilità di gioire veramente del lavoro operato. Per l’aspetto tecnico di fondamentale importanza, si tratta dell’occasione di verifica di quanto detto prima, e soprattutto della classe che un cane ha la possibilità di dimostrare. Il cane può commettere errori e non andare in classifica, oppure riuscire ad andare a premio. Qualifiche dal buono all’eccellente, tutte utili a dimostrare che quel soggetto è capace di mantenersi in questa difficile nota. E non è poco, ne tutto. E’ l’occasione per partecipare in una importante vetrina, dove il conduttore ha la possibilità di verificare il lavoro di preparazione svolto, e tutti possono ammirare i cani in una condizione irripetibile. Si discute di aperture, di movimenti, di prese di punto, e questo, al di là dell’aspetto zootecnico, riveste anche un’importanza sociale, di aggregazione nella spettacolarità delle clasiche a quaglie. Prove di pianura e di montagna, io adoro le seconde, tutte accomunate dalla stessa importanza, specifica ed insostituibile. |
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